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LE  ORGANIZZAZIONI E L’IDENTITA’ ARTIGIANA  29 MARZO 2011

Quante volte in un convegno, assistendo alla lettura di relazioni abbiamo pensato: “Se ce l’avesse fatta avere prima, avremmo più tempo per parlarne!” Ecco la riflessione, che non esporrò il 2/4 a Prato.

Le organizzazioni, sono come le società, o come le razze umane; con le loro identificazioni culturali. Esse non possono camminare a ritroso, o progrediscono verso il massimo realizzo del loro “oggetto sociale fondante “ oppure soccombono estinguendosi lentamente.

Una delle priorità di qualsiasi aggregazione, forse la più importante, è la difesa dell’identità dei suoi componenti. Ogni artigiano ripone nel suo operare il germe della composizione della sua identità.

E si giova, di questa “costruzione” durante il confronto costante col mondo circostante, ricavandone energia per un sereno vivere.

Aleggia nell’aria una tetra minaccia, tutti temiamo fortemente la perdita del nostro lavoro, perché con la fine dell’attività oltre alla fine del sostentamento verrebbe a mancare questo prezioso sostegno all’esistenza: l’identificazione personale. Questa consapevolezza, questo antico stimolo, viene definito in psicologia come il soddisfacimento di uno dei bisogni naturali più importanti del vivere. Le strategie impostate dalle Compagnie, contro la nostra identità, e l’interferire pesantemente nei nostri bisogni umani, alterando ad arte le funzioni del libero mercato, vanno ben oltre le normali contrattazioni economiche. Sono manovre che insistono pesantemente su sfere personali umane degli imprenditori.

A riprova di questo basti sapere che da moltissime parti della nazione, si stanno consapevolmente accusando disagi che si esprimono in segnali di protesta sempre più evidenti. Ascoltando le notizie scatta nel pensiero un suggestivo accostamento ad altre proteste, evidenziate nelle letture degli ultimi libri “non allineati” sulla fine dell’ultimo conflitto mondiale. Dopo quelle atroci rese dei conti le persone si trovarono, dopo aver raccolto brandelli di umanità che parevano dispersi, ad analizzarne le cause profonde. Dopo tanta barbarie, i nostri padri, nell’impostare una ricostruzione nazionale, fondarono su quel “mai più” anche una serie di norme, per una ricostruzione morale dei rapporti sociali.

Gli artigiani hanno avuto una parte importante, in questa resurrezione operosa: in quanto a dedizione, abnegazione ed operosità, non furono secondi a nessuno. Minacciarli in questo modo, con manovre subdole della perdita di un prezioso, quanto insostituibile bisogno umano, potrebbe far travalicare le normali conflittualità, fino ad ora confinate in quei rapporti civili prima ricordati.

Mi sembra giusto portare la riflessione sulla pericolosità, di strategie che non hanno una giustificazione di vantaggi economici importanti, che non si limitano ad interferire sulla realtà economica delle imprese, ma sconvolgono la sfera intima di persone indotte ad una disperazione della quale è assai arduo valutarne le possibili reazioni.

Il carrozziere della Daytona di Milano, prima di suicidarsi, sparò alla moglie e ai figli, anche nella culla: sarà sempre così, verso se stessi? La nostra recente storia nazionale, sopra menzionata, lo insegna. Tutte le parti, in particolare le organizzazioni, sono invitate a riconsiderare la gravità dell’uso della contrapposizione tra imprese, in corso d’opera: solo a scopo di sottomissione.

Dove potrà portare tutto questo, se non a quei casi di disperazione, dai quali nell’antico passato partorirono tante violenze?

Ci dovrebbe essere una” reazione comune” delle persone oneste, per diradare quel “polverone” generato ad arte da”impuniti colpevoli” di enormi passivi di bilancio delle Compagnie, causati da investimenti avventurosi di titoli tossici, che hanno trovato nei carrozzieri indifesi, il “capro espiatorio perfetto”.

Ed è questa “reazione comune”, informando le nostre clientele, (nostra principale ricchezza), che si tenterà di impostare il 2 Aprile a Prato Calenzano. Partecipate numerosi.

Gianni Tassinari
Artigiano

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